Negli ultimi anni dell'intensa e prolifica attività di scrittore e regista di Pier Paolo Pasolini, la dialettica fra passato e presente diviene drammatica: condanna i lineamenti della contemporaneità che continua a vivisezionare nei suoi scritti ma che rifiuta di filmare nel suo cinema. Negli ultimi cinque anni, dal 1970 al 1975, realizza sei lungometraggi. Uno dei "fili rossi" che li accomuna è il rifiuto del presente, di filmare e raccontare l'Italia contemporanea. Un rifiuto che ha ragioni profonde e che contrasta con gli articoli "corsari" e "luterani" che scrive proprio in quegli anni sul Corriere della sera e Il Mondo e col romanzo che lascerà incompiuto Petrolio. Ma a quale passato pensava Pasolini? Quali erano i connotati, anche fisici e concreti, del mondo che rimpiangeva così disperatamente? È probabile che le ragioni più profonde del perché il suo pensiero e la sua figura continuino ad avere una tormentata attualità anche a distanza di quarantasette anni dalla sua morte si celino proprio in questa dialettica fra nostalgia e condanna. Questo libro tenta di spiegare le ragioni contraddittorie e complesse di questa visione della realtà, che è all'origine dell'ultimo, fervido e importante periodo dell'arte pasoliniana. Prefazione di Dacia Maraini. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.