Grande esploratore ed archeologo, scienziato e poeta, Franco Ferrara ha attraversato il secondo Novecento italiano (il suo esordio, I pascoli della nostra mano, è del 1960, cui fanno seguito altri venti volumi di versi) da un esilio singolare di voce e scrittura, da un altrove nomadico e inquieto, lontano dai grandi gruppi editoriali come dalle accademie e dalla critica salottiera. A lungo dedito alla scoperta delle piste carovaniere utilizzate dai Romani nell'Africa Sahariana, sotto l'egida dell'Unesco, Ferrara ha attraversato, con versi mercuriali, i deserti materici della parola poetica, alternando autentiche meditazioni a "formulari" in versi, «nell'urgenza assoluta di spogliarsi dell'uomo umano» (Rubina Giorgi), rivolgendo la sua poesia minerale ed alchemica oltre il letargo delle categorie interiori e del tempo presente: perché «mitologia è ontologia», mattino di un altro giorno, viaggio che non ha fine, canto; ed è proprio dal canto silenzioso del deserto che questo libro proviene, riemerso dalle sabbie di un oblio che rischiava di oscurarne l'assoluta grandezza (il critico Barberi Squarotti, riferendosi a Ferrara, parla di un «unicum della poesia italiana»). Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.