Il Siddhä è la bellissima forma di scrittura che ancora oggi viene usata nelle scuole del buddhismo esoterico. I suoi caratteri sono chiamati, in giapponese, Bonji, i caratteri di Brahm¿, nome con il quale tuttavia si intendeva sia il Siddhä sia il Sanscrito, lingua autorevole che deriva da säsk¿ta, ovvero ¿perfetto¿, un linguaggio ben distinto dai pr¿k¿ta, le lingue popolari. La leggenda narra che Brahm¿ abbia inciso le sacre scritture degli Arii, i Veda, nella foglia d¿oro e che da questi caratteri siano nati i vari grafemi tra cui il Siddhä, proveniente dal nord dell¿India. Negli anni a venire la parola Siddhä divenne prima sinonimo di sillabario per gli studenti, poi venne usata per indicare la scrittura indiana. Siddhä significa ¿perfezionato¿ e con il tempo i buddhisti lo considerarono la scrittura perfetta per la lingua sanscrita. Il Siddhä uscì dai confini dell¿India grazie ai missionari, arrivando prima in Cina, dove ha rischiato di scomparire per sempre a seguito della caduta della dinastia Tang e poi in Giappone, dove ha vissuto una nuova rinascita grazie alle scuole esoteriche, che gli attribuiscono enorme importanza. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.